La vita davanti a sé

No, non è la recensione del film di Sophia Loren. E’ solo che il titolo si presta bene a descrivere la mia situazione attuale, di alta, altissima conflittualità interiore e di profonda irrequietezza. Penso sia successo anche a voi (e se non è successo, credetemi, succederà) di trovarvi a un bivio, tra il prima e il dopo, e di non sapere che pesci pigliare. Tra l’altro la strada che mi si para davanti non è neppure delle più scontate. Quindi è in fondo un bivio nel bivio (o come cantava Eros Ramazzotti, “fuoco nel fuoco”). Sì, oggi ho la citazione facile…

Tornando al bivio. Da un lato ho la prospettiva di “fottermi” con le mie stesse mani, cioè di incanalarmi nel mainstream di ciò che un trentenne dovrebbe fare: lavorare (possibilmente occupando la stessa posizione, onde evitare rischi di disimpiego), comprare casa (cosa che sto facendo), intestarsi un mutuo trentennale che mi seguirà fino alla tomba (eh già!), e nel frattempo condurre una vita il più possibile monotona, fatta di visite saltuarie ai genitori, cene trimestrali coi colleghi, calcetto la domenica, flirt su Tinder che finiscono in niente, due settimane di vacanze l’anno per illudersi di viaggiare, un’auto nuova da cambiare ogni 4/5 anni, palestra tre volte a settimana per contenere la pancetta, e poi coltivare nel tempo libero hobby senza alcuna importanza nell’attesa di perdere anche l’ultimo briciolo di interesse; nel frattempo accumulare livore per quelli che conosci che ce la fanno, gioia per chi fallisce, vedersi allo specchio ogni mattina e seguire il lento declino interiore riflettersi a poco a poco nell’aspetto, con rughe sempre più scavate, capelli (se rimangono) sempre più grigi, spalle più curve, muscoli appiattiti, addome floscio, sguardo spento di chi vorrebbe essere già nella fossa e invece gli è toccato svegliarsi anche quella mattina.

Tutto questo continuando a sorridere, fingendo che vada bene così, per non far impensierire chi ti ama e pesare su chi ti frequenta. Perché è giusto così. Così è socialmente accettabile. Ci manca solo diventare dei reietti, dei pessimisti inveterati che non credono più in niente! Infatti dobbiamo tutti socializzare, per non correre il rischio di venire emarginati. Tutto questo, quindi, è la direzione che sto per prendere, se non faccio niente, il futuro che mi aspetta e che, insieme a me, accomuna molte altre persone, le quali forse – e li invidio sinceramente – sono perfino contente di procedere senza scossoni, sapendo ciò che li divide da qui fino alla morte.

Dall’altro lato ho invece l’incertezza e, se vogliamo, il “fottermi” con le mie mani ma in un altro modo, scavandomi una palata alla volta un altro tipo di fossa. Mi riferisco al mollare tutto, magari non subito, ma tra un anno o due. Vuol dire vendere la casa che sto acquistando, cambiare il lavoro che mi paga bene, mettermi a girare il mondo (dall’altro della mia suprema ed egoistica solitudine post divortium a cui non rinuncerei nemmeno sotto tortura), vivere da naufrago, un po’ qua un po’ là, contando sulle tante possibilità di un lavoro a distanza (bestemmia dei tempi moderni). Ma vuol dire allontanarsi dalla famiglia, dagli amici, dal nido sicuro (o dal porto, scegliete voi la similitudine sturm und drang che preferite), dall’inseguire un’altra illusione che è quella che la vita sia una sola e che valga dopotutto la pena andare incontro ad ogni possibilità per non avere un domani rimpianti, per dire di aver visto, vissuto, amato fino in fondo. Ma siamo sicuri che questo sia saggio e che non sia invece un risveglio più doloroso del primo?

Mi chiedo proprio questo e non so trovare una risposta. So solo che entrambe le strade mi spaventano e che vorrei avere la sfera di cristallo per sbirciare in entrambi i futuri: uno che so già che mi ucciderà lentamente, l’altro che magari mi terrà in vita per qualche tempo ma che probabilmente mi riserverà amare sorprese. Da un lato posso contare sulla sicurezza, dall’altro soltanto sull’incertezza. E chi lo dice che l’incertezza sia meglio? Quante volte ho sentito la frase “si vive una volta sola”. Ma che significa davvero, ve lo siete mai chiesti? Dove sta scritto che l’ignoto sia meglio del noto. Anche la campana del “meglio un uovo oggi che una gallina domani” mi suona in testa e comunque, dovunque ti volti c’è una frase ovvia a sorreggere entrambe le posizioni, quindi la scelta è interamente rimessa alla sorte, e anche il suo conseguente successo (o fallimento).

Perciò, cari miei, mi batto e mi ribatto senza posa. Mi incazzo con gli altri e con me stesso perché provo questa sensazione di ingabbiamento. I miei genitori (poveri loro) sono contenti che il carrozzone proceda. Io lo sono un po’ meno, perché so già che la prima strada fa schifo. Il solo pensiero mi fa venire voglia di saltare dalla finestra (e vivendo al primo piano dovrei saltare almeno una decina di volte per riuscire nell’intento). Il pensiero di vivere una vita grigia mi uccide dentro, togliendomi la voglia di fare qualsiasi cosa. Mi sento tenuto con la testa sott’acqua. Ma la valutazioni da fare sono tante e complicate. I tempi attuali sono troppo incerti per prendere una qualsiasi decisione a cuor leggero. Anche non fare niente è in fondo una decisione. E’ arrendersi alla corrente, rassegnarsi. E’ metterci una croce sopra, una croce tombale nel mio caso, magari accompagnata da una scritta già usata per qualcuno: Qui riposa Luca, Signor di Stocazz, Che in vita sua fu tutto e non fu niente!”.

L

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LUCA

dirvi ch’i’ sia, saria parlare indarno, ché ‘l nome mio ancor molto non suona.

2 pensieri riguardo “La vita davanti a sé”

  1. Ahi, questi momenti di incertezza non mi sono estranei, come credo non siano estranei ad altri milioni di persone. Dubito che ci sia qualcuno al mondo capace di fare sempre la scelta migliore, la più indovinata, la più appropriata al momento… Anche quelli che sembrano tanto sicuri di sé, sono certa che hanno i loro demoni interiori con cui combattere, di tanto in tanto. Il mondo in cui siamo calati, bellissimo per molti aspetti, è talmente difficile da affrontare e governare (ma lo è sempre stato, in qualsiasi latitudine e tempo storico) che è davvero un attimo trovarsi lì così, in bilico tra la voglia di saltare e la paura di farlo. Tuttavia, ciò che non è assolutamente possibile è non scegliere (l’aveva detto Sartre, se non ricordo male), e quindi ci tocca sempre, non abbiamo scampo. Anche stare fermi e non fare nulla è sempre e comunque una scelta, che avrà poi delle conseguenze, brutte o belle che siano… Insomma, siamo proprio messi bene. E tutti nella stessa barca 😉

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    1. Parole sante, Alessandra. Ognuno deve trovare la sua di strada…e non è mai facile. Di solito non metto roba personale, però avevo bisogno di sfogarmi. Grazie per il sostegno 😊 un abbraccio e buona serata!

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